Lo scorso 31 marzo la Giunta Mastella ha annunciato l’approvazione del progetto definitivo per l’illuminazione delle Mura Longobarde, una iniziativa che – come ha spiegato il vicesindaco di Benevento e delegato all’attuazione dei PICS, Francesco De Pierro – “ha richiesto una interlocuzione e un dialogo costante con la Soprintendenza ai Beni Culturali. Per l’altissimo valore culturale, l’intera opera è vincolata all’Alta Sorveglianza del Mibact. Il progetto, redatto da uno studio d’illuminotecnica artistica tra i più quotati e importanti del Paese (ndr. Ferrara Palladino lightscape), da un canto recepisce le tecniche d’avanguardia nella valorizzazione artistica delle vestigia d’epoca medievale e dall’altro riserva la massima attenzione al rispetto del significato storico, simbolico, artistico e monumentale che le Mura rappresentano per la Città di Benevento e per l’intero patrimonio storico italiano”, ha concluso De Pierro nella nota.
Ma andiamo nel dettaglio per capire in cosa consisterà l’annunciato progetto di illuminotecnica, che costerà 1,5 milioni di euro. L’obiettivo principale dell’intervento – si legge nella relazione delle progettiste architettoniche Marianna Gioia e Flavia Anfiero – è quello di restituire un senso di unità alla cinta muraria creando dei link visivi che ne mettano in relazione i vari tratti che corrono lungo la città. La luce diventa, quindi, elemento caratterizzante delle mura che, oltre a renderle ben visibili, conferisce un senso di identità all’opera.
La luce – quasi a simulare l’effetto di fiaccole – diventerebbe, inoltre, elemento di segnalazione e richiamo della presenza della cinta muraria nei tratti urbani in cui le mura non risultano più fisicamente presenti.
LA STORIA – La cinta muraria di Benevento costituisce un raro esempio di cinta urbana altomedievale ancora in discreto stato di conservazione. Ne rimangono oggi alcuni tratti consistenti: uno, che costeggia via Torre della Catena, delimita a sud il quartiere medievale del Triggio; un altro, del quale segue l’andamento il viale dei Rettori, costituisce la parte nord del perimetro del Piano di Corte; mentre l’ultimo è l’orlo meridionale della collina del centro storico, in corrispondenza di uno strapiombo sotto il quale si estendono i nuovi quartieri di Benevento. Originariamente la cinta si apriva in otto porte, delle quali una era l’Arco di Traiano, ribattezzato Porta Aurea; un’altra, Porta Somma, fu poi inglobata nella Rocca dei Rettori; Port’Arsa ‐ probabilmente sorta in epoca tardoromana ‐ è l’ingresso al quartiere Triggio. Era a questa porta che conduceva la via Appia Antica, passando per il ponte Leproso.
Le altre porte sono andate distrutte. Sono superstiti alcune torri di avvistamento: la Torre De Simone (dal nome del palazzo che l’ha inglobata) e la Torre del Santo Panaro (così detta da un bassorilievo su di essa che raffigura un uomo con in mano un paniere) sono entrambe circolari e si trovano nella zona nord delle mura.
Nella parte meridionale si trovano invece due torri a base poligonale, di cui la più notevole è Torre della Catena.
La prima porzione delle mura fu costruita fra il VI e il VII secolo e interessava solo la riva del fiume Calore, a nord della città. Arechi II nell’VIII secolo invece fortificò anche le sponde del Sabato, includendo edifici romani superstiti come il Teatro e l’Anfiteatro. Ulteriori ampliamenti, ma di minore importanza, si ebbero nel 926.
CONCEPT DEL PROGETTO – La città di Benevento è sorta e si è sviluppata in prossimità dell’immissione del Sabato nel Calore. I due fiumi si trovano ad abbracciare i confini cittadini, così come la luce ‐ ricalcando il perimetro della cinta muraria – ne abbraccerà il centro storico. Proprio questo “abbraccio” ha ispirato la forma organica ed essenziale dell’elemento luminoso che accompagnerà ‐ tanto di giorno quanto di sera – i fruitori della città lungo il percorso delle mura longobarde.
L’ILLUMINAZIONE – Il progetto prevede l’illuminazione a proiezione delle parti di cinta muraria ancora esistenti e in buono stato di conservazione. Gli apparecchi verrebbero installati all’interno di strutture appositamente disegnate posizionate lungo i marciapiedi. La posizione ravvicinata degli apparecchi alle mura consentirebbe, infatti, di controllarne efficacemente l’emissione luminosa, limitando la quantità di luce dispersa nell’ambiente. Questa soluzione, inoltre, limiterebbe fortemente i fenomeni di abbagliamento molesto verso gli automobilisti, garantendo le condizioni necessarie alla circolazione in sicurezza dei veicoli motorizzati.
Gli apparecchi sarebbero, inoltre, opportunamente orientati e schermati in modo da garantire una condizione di confort visivo anche per i pedoni.
Per mettere in evidenza alcuni elementi di particolare valore storico/artistico, il progetto prevede la realizzazione di adeguati fattori d’accento che ne segnalino la presenza così da attirare l’attenzione degli osservatori.
Per ricostruire il perimetro della cinta muraria, laddove risulta interrotta, il progetto prevede l’installazione sul marciapiede di elementi luminosi che proiettano un’impronta luminosa a terra di colore analogo a quello utilizzato per l’illuminazione delle mura. In questo modo, attraverso la luce, verrebbe segnalata una pregressa presenza delle mura nei tratti in cui risultano ormai distrutte o gravemente compromesse. Sarebbe così possibile ricostruire, almeno virtualmente, l’intero perimetro della cinta muraria, creando link visivi tra i tratti ancora esistenti. (G.F.)